giovedì 27 dicembre 2012

Ironia e talento nei racconti di Roberta Granata alias Ottawa

 
Dedico il post di oggi ad una talentuosa ed ironica scrittrice di racconti che si chiama Roberta Granata. Formatrice e consulente nel mondo delle risorse umane, è nata a Piacenza ma vive a Milano da (quasi) sempre. Sulla soglia dei quarant'anni, Roberta dice di sè "Scrivere è il mio modo di respirare". E lo fa a pieni polmoni, raccontando a volte in modo ironico, a volte in modo drammatico, vicende e personaggi comuni che, da elementi di un puzzle infinito, ne diventano le chiavi di lettura. Perchè ciascuno di noi è indispensabile nel grande gioco delle parti. Questa è la filosofia che sta dietro a molte sue storie, che si rifrangono tra i flutti della rete, dove collabora con diversi siti dedicati a scrittori emergenti. Roberta Granata sta lavorando ad una raccolta che uscirà nel 2013, sarà dedicata al mondo femminile e avrà come titolo "Gli specchi non parlano ma riflettono molto". Attraverso i suoi scritti (tutti rigorosamente approvati dal suo cane Charlie, splendido border collie di dodici anni) emerge la grandezza e, insieme, la pochezza dell'umana specie, declinata al passato, al futuro e al presente. Su gentile concessione dell'autrice, cito un suo racconto che potete leggere anche in Neteditor.it dove Roberta Granata scrive sotto lo pseudonimo di Ottawa: http://www.neteditor.it/node/123030?name=Ottawa 
 
Il racconto si intitola "Non lavorare stanca".
 
" Accompagnare la porta, grazie. Così c'è scritto sulla targa cartonata all'ingresso. Accompagno e suono il campanello alla destra del corridoio. "Buongiorno, desidera?". Desidero da due anni un lavoro stabile che mi consenta di fare la spesa senza usare i buoni sconto o i ticket restaurants, grazie. Desidero essere considerata facente parte dell'umana specie detta popolazione attiva. Desidero entrare e uscire con un sorriso sulle labbra da suggellare il mio nuovo contratto. "Ho appuntamento per un colloquio, sono Anna Lavezzi". Appunto, ho un colloquio, non è che lo desidero. Avrà su per giù venticinque anni questa bella ragazza riccia che mi accoglie; quindici in meno di me, cosa che ne fa, potenzialmente, una quasi figlia.
"Intanto può compilare questo" mi passa una cartelletta tipo liberatoria prima dell'intervento chirurgico e accenna con chioma fluente alla fila di poltroncine rosse lungo il corridoio. Nome, cognome, luogo e data di nascita, lo stato civile, per la milionesima volta da incidere sul prestampato a caratteri Arial 12. E poi dentro le caselle, bene in ordine, tutto il racconto dei miei quarant'anni, la laurea in filosofia, la scuola, i miei due figli. Non ci sta, tutta la mia precaria vita dentro a questo foglio A4. Servirebbe almeno un A3 ma bisogna adeguarsi. Così, dieci minuti dopo depongo il tutto sul tavolo di ingresso. la "Prego".
Ho superato il primo step, mi dico. La venticinquenne riccioluta si chiama Elisabetta Conticini e il biglietto da visita che mi allunga mi informa che è Responsabile di Selezione. Responsabile. Bene. "Mi vuole raccontare qualcosa di lei?" esordisce. Ma che domanda è? Tipo argomento a piacere dell'esame di maturità? Riassumo, tirando all'osso. "Quindi lei non lavora da tre mesi...vedo che faceva l'educatrice in un asilo. Come mai ha lasciato?" chiede con l'ingenuità dei suoi venticinque anni. Ecco, la domanda che volevo evitare.
"Mio marito...è morto due mesi fa. Ho deciso di stargli accanto, era malato. Lui...". "Mi spiace, e ora che lavoro cerca, sempre come educatrice?" incalza.
E no , signorina Elisabetta - responsabile - di - selezione, non te ne importa nulla della mia vita, avrei potuto dirti che avevo fatto naufragio nel mar dei Sargassi e avresti avuto la stessa reazione. "Ho esperienza come educatrice, segretaria e archivista in biblioteca. Imparo in fretta". Frase suicida.
Mi guarda ironica come se pensasse "Davvero? Impari in fretta a quarant'anni? Al miracolo, direi...".
Dalla sua turgida bocca però esce un'altra frase. "Col computer come se la cava? Internet? Posta elettronica? Perchè oggi, tutte le aziende...". "Mio marito faceva il giornalista, con internet ci lavorava per scrivere, documentarsi. Io l'ho sempre aiutato e il resto l'ho imparato da me". Quasi il peggio, penso mentre la vedo vergare la parola AUTODIDATTA sul foglio. "In questo momento ho solo una mission temp di due settimane come receptionist in un centro estetico, su turni. Le interessa?". Penso a Marta e Luca, cinque anni in due, e alle difficoltà che avrebbero nello spiegare ai loro amichetti che la loro mamma ha accettato una temporary position come receptionist. Ma devo andare avanti, in un modo o nell'altro. "Si, mi interessa, posso cominciare anche subito. Dove?" chiedo alla fine. La ragazza si ritrae e precisa "Guardi, dobbiamo vedere ancora tre persone e presentare la rosa di candidature entro martedi. Le faremo sapere entro quella data se l'azienda vorrà fissarle un colloquio in sede. Per ora è tutto". Convenevoli di rito e sul portone il solito avviso di accompagnare la porta. Ora, io la porta la accompagno pure, ma a me chi m'accompagna?
Questo è stato il quinto colloquio di questa lunga settimana e siamo solo a giovedi.
Depenno dal giornale degli annunci economici il nome dell'agenzia e respiro l'aria putrida che sfiata dall'imbocco della metro di piazza De Angelis. Sarà bene ritoccarlo, il curriculum, ci sono un paio di punti che dovrei sviluppare meglio. Chissà che mi serva a migliorare la situazione. L'ha detto anche la signorina Elisabetta che devo valorizzarmi e se lo dice lei, che è responsabile, mi devo fidare. Decido di tornare a casa a piedi, tagliando la città dalla piccola circonvallazione, un po' per sfogarmi, un po' per risparmiare il biglietto, così posso comprare un altro giornale con gli annunci di lavoro, fare altri colloqui e finire finalmente la mia inchiesta giornalistica sul mercato del lavoro. E farla leggere a Marco, naturalmente, che oltre ad essere mio marito è anche il mio più critico lettore ".
Foto: Manus Marae
 

4 commenti:

  1. Ho fatto molti colloqui di lavoro e mi sono identificato nella protagonista del racconto, soprattutto quando dice "desidero essere considerata facente parte dell'umana specie detta popolazione attiva". Mamma mia: quanto difficile è diventato il mercato del lavoro? Gianni

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  2. Invito tutti quelli come Anna Lavezzi a entrare nell'associazione Lavoro Over40 www.lavoro-over40.it
    Antonio S.

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    1. E... baci "di vetro" alle deliziose mani del Giglio, belle come splendidi steli torniti di naturale grazia...
      Antonio S.

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